Impianto post-estrattivo in sede 3.6

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Una paziente donna di 73 anni giunge alla nostra osservazione lamentando una frattura coronale a carico dell’elemento 3.6. (Fig. 1).

Dopo aver raccolto l’anamnesi medica, dalla quale non sono emerse problematiche sistemiche di interesse, e l’anamnesi odontoiatrica, dalla quale è emerso che la paziente si era già sottoposta in passato ad interventi di tipo conservativo/parodontali in sede 3.6, si è proceduto all’esecuzione dell’esame obiettivo e dei necessari esami strumentali preliminari (Rx endorale e Ortopantomografia), che hanno evidenziato una iniziale lesione periapicale all’elemento. Il sondaggio parodontale della zona ha portato alla luce, inoltre, un iniziale riassorbimento osseo a livello del setto interradicolare; con interessamento dell forca di grado 2. Questi dati hanno permesso di inquadrare il caso clinico all’interno della classe 1 della classificazione di Cardaropoli et al. (Cardaropoli D, Nevins M, Casentini P. A clinical classification system for the treatment of postextraction sites. Int J Periodontics Restorative Dent 2021;41(2):227-32).

L’andamento diagonale della frattura corono-radicolare, con margine distale a livello sotto-gengivale, e l’iniziale riassorbimento del setto osseo interradicolare hanno portato alla decisione di intervenire mediante l’estrazione dell’elemento 3.6 e l’immediato inserimento implantare. Successivamente, dopo gli adeguati tempi di guarigione di 4 mesi, si è proceduto con la funzionalizzazione dell’impianto mediante approccio implanto-protesico.

APPROCCIO CHIRURGICO

La tecnica chirurgica ha previsto la preparazione del sito implantare in sede 3.6 attraverso il residuo corono-radicolare dello stesso elemento; ciò al fine di poter ottenere, in seguito ad una delicata e accurata avulsione dei residui corono-radicolari dello stesso elemento, la massima preservazione del setto interradicolare (Fig. 2).

Successivamente alla preparazione e all’avulsione dell’elemento, è stato inserito un impianto 3i T3PRO con diametro 4 mm e lunghezza 10 mm e, per colmare il gap tra parete ossea e impianto, è stato inserito dell’osso eterologo collagenato (Geistlich Bio-Oss Collagen®), imbevuto di un gel visco-elastico costituito da una miscela di polinucleotidi e acido ialuronico (Regenfast®) (Figg. 3-5). Il gel visco-elastico, utilizzato in abbinamento all’osso eterologo collagenato, ha lo scopo di promuovere e velocizzare la crescita cellulare tanto nella componente ossea quanto in quella epiteliale.

Infine, dopo 4 mesi per consentire il processo di osteointegrazione dell’impianto in sede 3.6, il caso è stato finalizzato con la presa delle impronte digitali, utilizzando direttamente come scan body la vite di guarigione tipo Encode, e con la realizzazione e la consegna di una corona avvitata definitiva in zirconia monolitica (Figg.6-9).

RISULTATO

Questo caso clinico dimostra come sia possibile eseguire un approccio implantare post-estrattivo con l’obiettivo di ottenere la massima preservazione del setto osseo interradicolare in presenza di un residuo corono-radicolare avente un iniziale riassorbimento osseo a livello della forcazione.

Il controllo radiografico mediante Rx periapicali del sito consentono di apprezzare la predicibilità e l’efficacia del trattamento eseguito.

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