Rigenerazione ossea di mandibola atrofica totalmente edentula mediante flusso digitale

Sesso

F

Età

64 anni

Patologie pregresse

Ipertensione arteriosa gestita con farmaci anti-ipertensivi e osteoporosi inizialmente trattata con bifosfonati e, successivamente, con vitamina D.

Situazione ossea

Mandibola caratterizzata da una edentulia totale associata a un’atrofia ossea con una componente orizzontale che interessa il processo alveolare nella zona intra-foraminale e una componente verticale, nella zona retro-foraminale, a livello del quarto e sesto sestante.

Situazione tessuti molli

Buona

Igiene orale

Buona

Ragioni della visita

Riabilitazione fissa a livello della mandibola.

Attitudini e desideri
Descrizione

Una paziente di 64 anni si è presentata alla nostra attenzione per valutare una riabilitazione fissa a livello della mandibola.

Si esegue un inquadramento diagnostico mediante un esame anamnestico, un esame clinico, un esame radiografico di primo livello ovvero ortopantomografia (OPT) e uno di secondo livello ovvero tomografia computerizzata (CBCT), al fine di valutare tridimensionalmente i volumi ossei disponibili per una eventuale riabilitazione implanto-protesica. Dal punto di vista anamnestico, la paziente presenta ipertensione arteriosa gestita con farmaci anti-ipertensivi e osteoporosi inizialmente trattata con bifosfonati e, successivamente, con vitamina D.

Dal punto di vista clinico e radiografico, il mascellare superiore è stato precedentemente trattato con una protesi full-arch supportata da impianti, preceduta da una rigenerazione ossea orizzontale; mentre la mandibola è caratterizzata da una edentulia totale associata a un’atrofia ossea con una componente orizzontale che interessa il processo alveolare nella zona intra-foraminale e una componente verticale, nella zona retro-foraminale, a livello del quarto e sesto sestante (Figg. 1, 2).

Data la presentazione del caso, sono state considerate due possibili soluzioni (Fig. 3):

Soluzione A prevede due interventi chirurgici distinti, di cui il primo consistente in una rigenerazione ossea tridimensionale, sia orizzontale che verticale, di tutta la cresta alveolare (T0); e il secondo consistente nell’inserimento di 6 impianti dritti ed eventuale carico immediato di una protesi full-arch (T1). Questa soluzione avrebbe determinato una riabilitazione completa di tutta l’arcata, priva di cantilever distali, il mantenimento/ripristino della corretta profondità del fornice, e conseguentemente il migliore mantenimento igienico degli impianti.

Soluzione B prevede un unico intervento chirurgico, consistente in un’osteotomia resettiva completa del processo alveolare, livellamento dell’osso basale, inserimento di 4 impianti, di cui due dritti e due tiltati a 30°, ed eventuale carico immediato. Questa soluzione avrebbe permesso minori costi economici, una sola seduta chirurgica, e tempi di trattamento minori, ma avrebbe determinato una riabilitazione ad arcata accorciata a 10 elementi e presenza di cantilever distali, per l’impossibilità di distalizzare e tiltare molto gli impianti distali, una riduzione significativa della profondità del fornice, e conseguentemente aumento della difficoltà delle manovre di mantenimento igienico degli impianti.

Successivamente alla descrizione delle 2 opzioni, in accordo con la paziente, è stata scelta la soluzione A, il cui piano di trattamento è stato organizzato e programmato attraverso un flusso digitale completo, comprendente una rigenerazione ossea mediante griglia in titanio CAD/CAM customizzata, una chirurgia computer-guidata con carico immediato dopo 6 mesi, e una protesizzazione definitiva dopo altri 6 mesi.

A partire dai file .DICOM dell’esame CBCT, è stato progettato prima l’aumento del volume osseo mandibolare e poi la griglia 3D customizzata in file formato .STL (Yxoss CBR, Reoss), in modo da aumentare in senso orizzontale la zona intra-foraminale e in senso verticale la zona retro-foraminale, per il successivo inserimento protesicamente guidato degli impianti (Fig. 4).

Dopo antibiotico-profilassi con Amoxicillina + Ac. Clavulanico 2 g e anestesia con Articaina 4% + adrenalina 1:100.000, è stata eseguita un’incisione centro-crestale dividendo la mucosa cheratinizzata in due parti uguali e due incisioni di scarico verticali nella zona posteriore. Si è proceduto con la scheletrizzazione completa della mandibola e di tutto il processo alveolare, dalla zona retromolare destra alla zona retromolare sinistra, con esposizione e isolamento dei due forami mentonieri (Fig. 5). È stato quindi eseguito il prelievo di osso autologo dal mento e dai 2 rami mandibolari mediante bone scraper (Safecraper, Meta), eseguendo anche una decorticalizzazione del processo alveolare a livello della zona da rigenerare in modo da favorire i processi di osteogenesi. È stata poi eseguita la fase di mobilizzazione/passivazione del lembo vestibolare mediante incisione periostale superficiale per separare il piano mucoso da quello sottomucoso e muscolare, e una mobilizzazione/passivazione del lembo linguale mediante dissezione del piano mucoso da quello muscolare (muscolo miloioideo) a livello del pavimento orale, durante il quale sono stati esposti anche i due nervi linguali (Fig. 6). A questo punto, è stato preparato il materiale da innesto attraverso il mescolamento di 50% di osso autologo e 50% di osso bovino deproteinizzato (Geistlich Bio-Oss, Geistlich Pharma AG), successivamente idratato con gel a base di polinucleotidi e acido ialuronico (Regenfast, Officina Bio-farmaceutica Mastelli); ed è stato successivamente utilizzato per riempire la griglia in titanio CAD/CAM customizzata (Yxoss CBR, Reoss), prelevata direttamente dalla doppia busta sterile (Fig. 7).

La griglia è stata quindi inserita al livello mandibolare e posizionata in sito raggiungendo la posizione programmata; dopo aver verificato la corretta posizione e la stabilità intrinseca, la griglia è stata stabilizzata con 6 mini-viti da osteosintesi, 2 a livello disto-crestale e 4 a livello buccale (Fig. 8).Al di sopra della griglia, sono state applicate 2 membrane riassorbibili in collagene nativo (Geistlich Bio-Gide, Geistlich Pharma AG), che sono state fissate mediante chiodini in titanio (Smartact pin evo, Meta) applicati con manipolo meccanico (Smartact evo, Meta) e unite a livello della linea mediana mediante una sutura riassorbibile 6/0. Infine, è stata eseguita una chiusura di prima intenzione dei lembi chirurgici con tecnica a doppio strato, costituita da una linea di punti a materassaio orizzontale e una linea con tecnica di Laurell-Gottlow modificata e punti a X, usando una sutura 6/0 mono-filamento elastico riassorbibile (Serafast, Serag Wiessner) (Fig. 9).

Nei giorni successivi all’intervento, la paziente ha continuato una terapia antibiotica con Amoxicillina + Ac. Clavulanico 1 g 3 volte/die in associazione a una terapia con Ibuprofene 600 mg. La paziente ha riportato una riduzione della sensibilità cutanea a livello della zona innervata dal n. mentoniero, che è durata poco più di 2 settimane e che si è risolta spontaneamente senza terapia farmacologiche (ipoestesia transitoria). Dopo un periodo di 6 mesi, è stata eseguita una nuova CBCT con tecnica a doppia scansione (paziente e nuova protesi totale) per valutare il volume osseo rigenerato, pianificare l’inserimento degli impianti, e realizzare la protesi provvisoria per il carico immediato (Fig. 10).

A partire dai files .DICOM è stato ottenuto un modello 3D in file formato .STL sia della mandibola con il volume osseo aumentato che della protesi stessa, che hanno permesso il corretto inserimento degli impianti secondo i principi dell’implantologia protesicamente guidata, considerando di inserire gli impianti a livello subcrestale di circa 1 mm, sfruttando un software di chirurgia implantare (BTK Opera, Realguide, 3diemme) (Fig. 11). Ciò ha permesso di realizzare 2 dime a supporto osseo per la chirurgia computer-guidata e una protesi full-arch per il successivo carico immediato (Fig. 12).

Si è proceduto quindi con la seconda chirurgia, che ha previsto un’incisione simile alla precedente, il sollevamento a tutto spessore del lembo vestibolare e linguale e la scheletrizzazione della mandibola fino a ottenere la completa esposizione della griglia in titanio. Si è poi continuato con l’osteotomia per liberare la griglia dall’osso neo-formato che la ricopriva nelle parti più periferiche e con la rimozione dei pin di titanio e delle mini-viti da osteosintesi; infine, per rimuovere facilmente la griglia, è stata eseguita la separazione della porzione vestibolare da quella linguale mediante l’apertura della linea di frattura crestale, detta anche “cracker line”. Una volta rimossa la griglia, è stato possibile osservare direttamente il nuovo volume osseo rigenerato sia in senso orizzontale che in senso verticale (Fig. 13).

Si è quindi proceduto al posizionamento della dima chirurgica a supporto osseo e alla preparazione dei 6 siti implantari, precedentemente pianificati digitalmente sul software, seguendo la sequenza di frese calibrate. Gli impianti (IS+, BTK, Biotec) sono stati inseriti in posizione #46, #44, #42, #32, #34 e #36 come da pianificazione implanto-protesica (Figg. 14, 15).

Al fine di proteggere l’osso neo-formato e di aumentare l’ampiezza della mucosa cheratinizzata è stato scelto di applicare a livello crestale una matrice in collagene (Geistlich Mucograft, Geistlich Pharma AG), stabilizzata mediante l’inserimento di 6 multi-unit-abutment di 3 mm di altezza (BT4, BTK, Biotec). Al di sopra di essi, sono stati avvitati 6 abutment provvisori in titanio, che sono stati poi successivamente utilizzati per bloccare la protesi a carico immediato (Fig. 16). Prima delle procedure protesiche, i lembi chirurgici sono stati chiusi soltanto parzialmente con punti a materassaio orizzontale per avere una guarigione di seconda intenzione, al fine di aumentare l’ampiezza del tessuto cheratinizzato. Siccome tutti gli impianti hanno raggiunto una stabilità primaria maggiore di 35 Ncm, si è proceduto con la fissazione della protesi provvisoria in PMMA full-arch, realizzata già prima della chirurgia implantare sulla base della progettazione virtuale, cementandola ai monconi provvisori direttamente nel cavo orale del paziente in modo da ottimizzare l’occlusione, oltre che la passività della riabilitazione protesica (Fig. 17).

Risultati

Dopo 6 mesi, sono stati eseguiti gli esami radiografici, quali radiografie endorali di controllo, al fine di valutare i livelli ossei peri-implantari, ed è stato verificato lo stato di salute degli impianti e dei tessuti molli peri-implantari (Fig. 18). È quindi stata verificata e confermata l’osseointegrazione di tutti gli impianti mediante torque reverse a 35 Ncm ed è stato valutato lo stato di salute degli impianti mediante sondaggio peri-implantare. Quindi, si è proceduto con la finalizzazione della riabilitazione implanto-protesica con la consegna di una protesi full-arch definitiva in titanio-composito avvitata su impianti (Figg. 19, 20). Gli ulteriori esami radiografici, OPT e radiografie endorali di controllo dopo 1 anno dalla consegna della protesi definitiva, mostrano il mantenimento dei livelli ossei peri-implantari e del volume osseo rigenerato, confermando così lo stato di salute degli impianti stessi (Fig. 20).

Conclusioni

Il caso dimostra come l’uso di un approccio digitale con griglia in titanio customizzata e la chirurgia computer-guidata, combinato con la biorigenerazione, abbia consentito la ricostruzione del volume osseo e l’inserimento degli impianti in posizioni protesicamente guidati. La presenza di un adeguato volume osseo e di tessuto cheratinizzato attorno agli impianti sono aspetti fondamentali per garantire il successo della riabilitazione implanto-protesica.

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