Nel corso degli ultimi decenni, molti autori hanno analizzato l’effetto della malattia parodontale e del suo trattamento sulle condizioni della polpa. Infatti, analisi anatomiche e microbiologiche hanno mostrato che esiste una relazione tra lo stato pulpare e la salute parodontale. I risultati presenti in letteratura sono però controversi.
Lo studio retrospettivo di de Sanctis e colleghi (2013) aveva lo scopo di verificare l’influenza della malattia parodontale in un difetto infraosseo profondo, e della complessa terapia associata, sulla vitalità del dente.
Materiali e metodi:
Sono stati inclusi nello studio 137 pazienti affetti da parodontite aggressiva, con perdita ossea grave o molto grave, che avevano ricevuto un precedente trattamento per l’isolamento di un difetto osseo angolare che raggiungeva il terzo apicale della lunghezza radicolare.
Sono stati misurati i seguenti parametri clinici: PPD, REC, CAL.
Nel trattamento del difetto angolare sono state applicate 3 diverse tecniche chirurgiche: GTR con una membrana non riassorbibile, Emdogain, Emdogain+Geistlich Bio-Oss®.
I pazienti sono stati richiamati a distanza di un periodo post chirurgico compreso tra 7 e 18 anni per la seconda misurazione dei parametri clinici.
Risultati:
I dati raccolti in questo articolo hanno indicato che il trattamento parodontale “aggressivo” non ha un effetto significativo nella determinazione della necrosi del dente, sia nel breve che nel lungo periodo. Non è stata riscontrata quindi la necessità di eseguire un trattamento di devitalizzazione precedente alla terapia rigenerativa parodontale, anche in caso di levigatura profonda della radice.
Il trattamento endodontico è consigliato solo quando la lesione parodontale raggiunge il forame apicale, caso in cui la pulizia della radice potrebbe danneggiare il peduncolo vascolare.