La stabilità degli impianti è uno dei fattori chiave per un’osteointegrazione di successo.
Attualmente le tecniche disponibili per rigenerare il tessuto osseo sono molte ma non è ancora stato chiarito se gli impianti posizionati nell’osso di nuova formazione dopo innesto sono stabili nel tempo tanto quanto quelli inseriti nell’osso nativo. In altre parole, il tessuto osseo rigenerato permette la stessa stabilità implantare dell’osso del paziente?
Di Lallo e colleghi (2014) hanno comparato la stabilità degli impianti fino a 12 mesi dall’intervento di posizionamento in siti mascellari posteriori sottoposti o meno a rialzo del seno, attraverso l’analisi della frequenza di risonanza (RFA). Questa tecnica consiste in un test di flessione del sistema osso-impianto che vuole riprodurre in scala ridotta le condizioni cliniche di carico per misurare la micro mobilità dell’impianto durante gli stadi successivi al suo posizionamento.
Criteri di inclusione:
In questo studio sono stati inclusi 25 pazienti che avevano ricevuto 38 impianti:
– gruppo A: 19 impianti sono stati inseriti in osso nativo
– gruppo B: 19 impianti in siti sottoposti a rialzo del pavimento del seno con osso bovino inorganico (Geistlich Bio-Oss®) e osso autologo 50:50
Il gruppo B è stato diviso in due sottogruppi a seconda del tempo di posizionamento implantare:
– gruppo B1: simultaneo (altezza ossea>3 mm)
– gruppo B2: dopo 6 mesi (altezza ossea<3 mm)
Risultati e conclusioni:
La RFA effettuata al tempo 0, a 6 e 12 mesi dopo l’intervento non ha mostrato differenze significative tra i valori misurati nei due gruppi nel tempo, mentre è stata trovato un aumento significativo della stabilità nel gruppo B1 se si compara l’andamento della stabilità nel periodo considerato (p= 0.0297) anche se era quello che mostrava un valore alla baseline più basso.
Questi risultati suggeriscono che l’osso rigenerato può offrire una buona stabilità per gli impianti dentali, comparabile a quella dell’osso nativo.