La letteratura riporta frequentemente i risultati di successo e sopravvivenza implantare, mantenendo il focus sulla risposta biologica dei tessuti duri e molli all’inserimento degli impianti (peri-implantiti, mantenimento del livello osseo marginale, perdita di attacco,…).
La predizione e l’anticipazione di possibili eventi avversi può portare alla prevenzione della perdita di un impianto. Tuttavia, possono anche insorgere situazioni biologiche che sono al di fuori del controllo del clinico. McCrea (2014) presenta un Case report che descrive la comparsa tardiva di una cisti del dotto nasopalatino in prossimità dell’impianto dentale e la sua successiva gestione chirurgica.
In particolare, la cavità è stata innestata con osso autologo e granuli di osso bovino deproteinizzato. L’aperura sul lato vestibolare è stata coperta con una membrana in collagene riassorbibile, quella palatale è stata protetta con una placca di osso sinfisale fissata con vitine.
I controlli a 6, 12, 24 mesi hanno mostrato una guarigione soddisfacente e gli impianti sono rimasti stabili nel tempo.