Lo scopo dello studio retrospettivo di Beretta e colleghi (2015) era la determinazione del tasso di sopravvivenza cumulativo (CSR) di 192 impianti, posizionati in associazione a procedure di rigenerazione ossea guidata (GBR), per valutare la predicibilità a lungo termine di questa tecnica.
Inoltre, i dati sono stati sottoposti ad analisi della sopravvivenza Kaplan-Meier per valutare fattori predittori del fallimento implantare che includevano l’orgine dell’innesto, il tipo di membrana e il tempo di inserimento implantare.
Il valore CSR dei campioni era 96% ± 2% dopo una media di circa 6 anni di follow-up.
Il CSR relativo all’origine dell’innesto era:
– minerale osseo bovino deproteinizzato (DBBM) = 95%
– osso autologo = 93%
– mix DBBM e osso autologo 1:1 = 98%
Il CSR relativo alle membrane era:
– riassorbibile = 96%
– non riassorbibile = 95%
Il CSR relativo ai tempi degli interventi era:
– chirurgie simultanee = 97%
– chirurgie in momenti diversi = 95%
In base a questi dati, gli impianti posizionati in associazione alle procedure di GBR hanno presentato un tasso di sopravvivenza soddisfacente anche a distanza di 6 anni. Tutti gli interventi eseguiti con diversi innesti ossei e tipi di membrane hanno garantito risultati ottimali in entrambi i tipi di approccio, ad uno o due stadi. Non è stato possibile trovare differenze significative tra i due gruppi, anche se l’uso di DBBM e membrane riassorbibili potrebbe risultare consigliato per ridurre la morbilità del paziente e il tempo del trattamento.
Pertanto, il posizionamento di impianti dentali in associazione a procedure rigenerative ha presentato risultati clinici predicibili a lungo termine.